Angélus e la galassia De Boüard

angelus_240

Angélus è stato promosso nel ristrettissimo circolo dei vini top di Saint-Émilion, i Grand Cru Classé “A”. Ho avuto modo di esprimere le mie perplessità su questo avanzamento, da attribuirsi più a questioni politico-economiche che a ragioni di mera qualità. La degustazione en primeur dei vini dell’annata 2014 della galassia De Boüard conferma i miei dubbi. De Boüard ha presentato circa 70 vini da lui prodotti direttamente o consigliati dalla sua équipe. Davvero una scuderia invidiabile. Purtroppo il poco tempo a disposizione non ci ha permesso di assaggiare tutto. Lo stile De Boüard è dichiaratamente moderno. Maturità spinte, frutti che tendono alla confettura, legno in evidenza ma di gran classe. Una scuola che probabilmente prende le sue radici dall’operato di un certo Michel Rolland.  Non sono certo invece che il terroir sia sempre esaltato da questo format che privilegia la piacevolezza più immediata a scapito dalla finezza. Alla fine ha ragione lui, visto che i suoi vini si vendono, eccome.
Vediamo alcuni dei suoi vini.
Château Angélus – Saint-Émilion Grand Cru Classé “A” 2014
50% merlot, 50% cabernet franc. Suolo argillo-calcareo e sabbioso-calcareo. Molto fumé al naso, poi resina, pino, liquirizia e erbe. Un profilo austero che annuncia una grande concentrazione. Questa si conferma puntualmente al palato, massiccio, potente e dotato di una massa tannica al momento monolitica. È ben fatto, succoso, godibile, forse non fa nulla per andare verso l’eleganza che almeno io cerco nei Bordeaux, ma ha un suo stile. Grande persistenza. 17,5/20
Le Carillon d’Angélus – Saint-Émilion Grand Cru 2014
70% merlot, 30% cabernet franc. Il secondo vino di Angélus è grazioso, più semplice e immediato del fratello maggiore. Speziato ed erbaceo, chiude asciutto. 15/20
Château Bernadotte – Haut-Médoc 2014
65% merlot, 33 cabernet sauvignon, 2% petit verdot. Grande colore. Esibisce molta materia, ma resta nervoso. Molti tannini che richiedono pazienza. Bel finale floreale che rinfresca l’insieme. 15,5/20
Château Meyney – Saint-Estèphe 2014
55% cabernet sauvignon, 30% merlot, 15% petit verdot. Un vino poco conosciuto dagli appassionati, ma che merita l’interesse in virtù di un suolo molto particolare. Inoltre ha un rapporto prezzo-qualità tra i migliori. Questo 2014 si rivela fine e minerale, con aromi di cassis e grafite. Un gran bel naso. Austero, nobile e piacevole, caldo e setoso nel suo incedere. Termina ancora sul cassis e su ritorni minerali molto luminosi. In questo caso il terroir è stato rispettato. Eccellente. 17,5/20
Château Siran – Margaux
53% merlot, 38% cabernet sauvignon, 8% petit verdot. Questa scheda la voglio mettere perchè è ben diversa da quella che ho scritto per lo stesso vino degustatato però due giorni prima a Margaux. A conferma che i primeurs vanno presi con le pinze, che le bottiglie possono avere una grande variabilità da una all’altra. E che anche i recensori possono prendere lucciole per lanterne. In questo caso il vino mostrava aromi di tabacco, frutti rossi e spezie. Elegante, un gran frutto al palato, che termina su decise note minerali. 16/20
Klein Constantia – Vin de Constance 2011
Cosa ha a che vedere con i Bordeaux? Niente, ma il Nostro arriva a lavorare anche nell’altro emisfero. Il Vin de Constance è uno dei vini (dolci) più mitici della storia. Dopo anni nei quali, anche a causa dell’apartheid, è stato pressochè dimenticato, da qualche tempo è stato rilanciato alla grande e sta tornando ai fasti di fine ‘800. Prodotto da uve moscato, ha una aromaticità precisa e di rara eleganza. Accanto alla frutta esotica troviamo il miele, l’arancia appena tagliata e molto altro. Il palato è incredibile, la lunghezza non ha termine. Da provare assolutamente. 19/20

In questo articolo