Australian Prosecco, la battaglia continua

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Quelli che parlano l’inglese finanziario la chiamano disclosure. Noi potremmo dire che è la trasparenza descrittiva. Ebbene, mi sono soffermato sulla relazione che il presidente del Consorzio di tutela del Prosecco, Stefano Zanette, ha letto in occasione dell’assemblea per il rinnovo delle cariche consortili, qualche giorno fa, e ci ho trovato un livello di disclosure molto alto, che – permettetemi di dirlo – non credo sia così frequente nel mondo del vino italiano. Bravo lui e, ritengo, bravo il direttore Luca Giavi.
In particolare, ampia e articolata e perfino minuziosa di dettagli è, nella relazione del presidente Zanette, la descrizione della vicenda dell’Australian Prosecco, uno dei grandi scogli nel mare della tutela della denominazione prosecchista. Là in Australia ci sono dei produttori, talvolta dal cognome di chiara matrice italiana, che imbottigliano scrivendo in etichetta il nome Prosecco. Sostengono che possono, perché quello sarebbe il nome del vitigno. In effetti, questo era il nome del vitigno anche in Italia, prima che, pochi anni fa, venisse mutato in glera. Poi l’area produttiva del Prosecco è stata estesa al Friuli, dove c’è una frazione di Trieste che si chiama Prosecco, e dunque la denominazione d’origine ha assunto una valenza territoriale – ultra tutelabile in Europa – e non più varietale.
Orbene, l’accordo bilaterale sul commercio del vino in via di revisione fra l’Unione europea e l’Australia non menziona il Prosecco fra le indicazioni geografiche riconosciute come esclusivamente europee. Gli australiani non ne vogliono sapere. Un bel problema.
La Commissione europea ha consigliato al Consorzio del Prosecco “di provare a mediare una soluzione” direttamente coi produttori australiani, e dunque si è svolto a Sidney un incontro fra prosecchisti doc e prosecchisti d’Australia. La proposta degli italiani era che gli australiani continuassero a usare il termine Prosecco come indicazione varietale per un certo periodo di tempo, e poi basta. Niente, dall’Australia è arrivato un no, perché i produttori di laggiù “si sono detti intenzionati a voler continuare a produrre il proprio Prosecco inteso come varietà viticola, a parere loro non imitativo del prodotto italiano. Hanno inoltre fatto presente che la loro produzione si attesta su quantitativi ridotti, delimitati all’area geografica King’s Valley e destinati a rimanere tali anche in futuro, per ragioni climatiche e di convenienza economica”. La loro proposta? Far coesistere in Australia la doc italiana Prosecco, che verrebbe così iscritta nella lista delle denominazioni riconosciute nell’accordo bilaterale, e la varietà di uva Prosecco, anche se uguale al nome di una denominazione di origine europea.
Dunque? Dunque la cosa è pericolosa. La Commissione europea ha infatti suggerito al Consorzio del Prosecco “di non accettare la soluzione indicata dagli australiani in quanto molto rischiosa, sia perché potrebbe rappresentare un precedente negativo anche per altri paesi come il Brasile e l’Argentina, sia perché potrebbe determinare l’introduzione di Prosecco australiano, inteso come varietà viticola, in Europa”.
Il Consorzio del Prosecco non si è arreso. Ecco la nuova proposta: “Si è valutato di concedere alle cantine australiane che producevano Prosecco antecedentemente al riconoscimento della do Prosecco o, in via subordinata al momento dell’entrata in vigore dell’accordo, di utilizzare in etichetta il termine Prosecco, inteso come denominazione di vendita, limitandolo ai valori produttivi rilevati al momento del riconoscimento della denominazione o alla stipula dell’accordo; contestualmente si vorrebbe chiedere l’eliminazione della varietà viticola Prosecco in detto paese”. Insomma, l’intendimento è quello di bloccare la produzione di Prosecco in Australia, “impedendo la potenziale crescita futura in termini di volumi ed export”. In più, si vorrebbe che gli australiani indicassero sempre in etichetta il termine Australian accanto al nome Proecco, in modo da dfferenziare la loro produzione – l’Australian Prosecco – da quella del Prosecco doc italiano.
Vediamo come andrà a finire.

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