Bordeaux primeurs 2014 – Vignobles Perse

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Durante le recenti presentazioni del millesimo 2014 di Bordeaux, siamo riusciti ad infilarci nella degustazione dei vini prodotti dal gruppo Perse. Gérard Perse ha fatto molto parlare di sè negli ultimi dieci anni o giù di lì, per il suo arrivo in pompa magna a Saint-Émilion. Il villaggio che dà il nome a questa prestigiosa aoc è piuttosto sonnacchioso, non ama gli sconvolgimenti. Prova ne sia che gli ultimi tentativi di cambiare la gerarchia dei cru (la famosa “classification”) ha dato spesso esiti contestati, con ricorsi ed annullamenti che ricordano certe pratiche italiane. Il ricchissimo Perse ha in un certo senso contribuito a dinamicizzare il panorama vinicolo. Da una parte ha radicalmente cambiato il volto della sua principale proprietà, Château Pavie, portandola sul gradino più alto della classifica, al fianco di Cheval Blanc e Ausone. Dall’altra ha condotto una politica di acquisizioni di altre cantine a Saint-Emilion e nei dintorni, aumentando di molto il suo peso politico ed economico.
La promozione a 1er Grand Cru Classé “A”, il livello massimo consentito, non è stata esente da polemiche. Anche Angélus (di cui parleremo in un prossimo articolo) ha conseguito lo stesso riconoscimento, ma ha ugualmente subito le critiche di una importante fetta di critica (scusate la ripetizione) mondiale. In particolare gli anglosassoni, forse meno ossequiosi dei loro colleghi francesi, hanno scritto che in degustazione coperta Pavie e Angélus non si sono per nulla rivelati all’altezza dei loro altri due pari rango, i citati Ausone e Cheval Blanc. Per una volta non posso che concordare con la stampa anglo-americana.
Il lussureggiante Château Pavie ci ha accolto dandoci subito l’impressione di una volontà stupire a tutti i costi. L’architettura esterna e i ridondanti interni sembrano fatti apposta per stupire i clienti cinesi o russi. Lusso sfrenato, ma poca classe, a mio avviso. Questa potrebbe essere anche in sintesi l’impressione che mi hanno lasciato i vini. Vediamo nel dettaglio le note di degustazione.
Bordeaux Esprit de Pavie 2014
65% merlot, 20% cabernet franc, 15% cabernet sauvignon. Un insieme di terreni che vanno dal sabbioso all’argilloso e all’argillo-calcareo. Il vino è affinato in barrique di secondo passaggio provenienti da Pavie e Montbousquet. Il vino è facile anche se fin troppo. Odora di caffé e cicoria, con un vegetale che vira verso il pesante. Fortunatamente il vino è trattato in maniera delicata e costitisce un piacevole sorso. 14/20
Saint-Émilion Grand Cru Angélique de Monbousquet 2014
60% merlot, 30% cabernet franc, 10% cabernet sauvignon. Anche qui i suoli sono molto vari con sabbie e argille su fondo di ferro, accanto a sabbie con ghiaia e sabbie con argilla. Fa 100% legno di secondo passaggio. Un vino più profondo, lungo e con una discreta complessità. Anche qui si intuisce una sfumatura vegetale, ma non intrusiva. Anche il legno è piuttosto ben integrato. Buona la ampiezza e chiusura gradevole, per una beva piacevole. 15,5/20
Saint-Émilion Grand Cru Arômes de Pavie 2014
70% merlot, 20 cabernet franc, 10% cabernet sauvignon. Vinificazione in barrique di secondo passaggio. Naso potente e minerale. Purtroppo ancora una volta rimane la sensazione di verdura e vegetale. Poi entra un boisé che apporta note legnose e di caffé, il tutto però abbastanza integrato. È in bocca che il vino dimostra i suoi limiti: vorrebbe dimostrare molto, ma in realtà si sgonfia. Non ha la lunghezza necessaria e la potenza si rivela fine a se stessa, restando molto corto. 14,5/20
Château Monbousquet 2014
60% merlot, 30%cabernet franc, 10% cabernet sauvignon. Per il 60% barrique nuove, 40% di secondo passaggio. Un vino che si è trasformato in un prodotto “culto” grazie ai punteggi stratosferici attribuiti da Parker. Se al naso appare abbastanza fine ed elegante, al palato si conferma largo, languido e con una massa tannica da legno che copre il frutto. C’è ovviamente molta materia, che al momento non ha digerito tutto il rovere e non sono convinto che il tutto si rimetterà a posto. Il frutto tende verso la composta, c’è anche una gradevole salinità, ma tutto appare un po’ inchiodato. 15,5/20
Castillon – Côtes de Bordeaux Clos Lunelles 2014
80% merlot, 10% caberner Franc, 10% cabernet sauvignon. Per il 60% barrique nuove, 40% di un anno. Un vino che vuole giocare a fare il duro, ambizioso. Alcol e legno. Troppo. 12/20
Saint-Émilion Grand Cru classé Pavie Décesse 2014
90% merlot, 10% cabernet franc. Per l’80% barrique nuove, 20% di un vino. Un vino che vuole risultare piacione per l’alta proporzione di merlot e per un élévage ambizioso. Il rovere lo maschera, con una nota metallica e di acciuga che sembra essere l’imprinting di tutti i vini della scuderia Perse. Si sente una certa formattazione che appiattisce le deversità. Finale di tabacco, spezie e lamponi, ma non basta a risollevare le sorti. 13/20
Saint-Emilion Grand Cru Bellevue Mondotte 2014
90% merlot, 5% cabernet franc, 5% cabernet sauvignon. Fa 100% di legno nuovo. Un vino costruito per impressionare: quasi tutto merlot e legno nuovo. La ricerca del lusso ha un prezzo. Rese bassissime, l’archetipo del vin de garage. Concetto oggi in disuso. Qui almeno sotto la massa legnosa si percepisce qualcosa, c’è della materia prima di indubbia qualità. Però con quel legno… 14,5/20
Saint-Emilion 1er Grand Cru Classé “A” Pavie 2014
60% merlot, 22% cabernet fanc, 18% c.sauvignon. Fa 80% legno nuovo, 20% di secondo passaggio. L’impressione è di un certo mutismo. È un vino caldo e potente, cremoso. Odora di liquirizia, spezie e frutta in confettura. Non si può certo definire un vino cattivo, evidentemente frutto di un progetto e decisamente moderno. 16/20
Bordeaux Blanc Château Monbousquet 2014
60% sauvignon blanc, 30% sauvignon gris, 5% sémillon, 5% muscadelle. Per il 50% legno nuovo. Note di banana, tecnico e verdolino, non ha lunghezza. 13/20

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