Ci vuol coraggio a parlar di grandine

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Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole davvero coraggio a fare il vignaiolo e vedere la grandine che si porta via in un attimo un anno di lavoro e anziché mettersi a smadonnare decidere di sedersi davanti al pc per raccontare quel che è accaduto, con testi e con immagini. Ci vuole coraggio e grande trasparenza. Ci vuole quel che serve per fare i vignaioli sul serio, insomma.
Succede che dopo il caldo infinito di questa caldissima estate qui e là sono arrivate le nuvole, e con le nuvole è arrivata anche la pioggia, e con la pioggia la grandine. Con grani grossi come le noci.
Se l’è presa, la grandine, Gianluca Morino, alla sua Cascina Garitina, in Castel Boglione, terra astigiana, terra di Barbera. Lui è attivissimo sul web e sui social, e ha raccontato, con testi e immagini, l’effetto della grandinata. “August anguish”, l’agonia d’agosto, ha titolato sul blog italo-inglese dell’azienda.
“E dopo due mesi di caldo e siccità – ha scritto -,  la famosa e prevista goccia fredda ha fatto i suoi danni sulle nostre colline. Danni che potrebbero risultare importanti vista la vicinanza alla vendemmia e lo scarso tempo di recupero che avrà la vite”.
Aggiunge: “Non metterò le foto dei vigneti dove il danno è stato del 100% perché mi piange il cuore e realmente li non c’è più nulla da fare”. Spiega che “in media in vigna i danni sono dai 10 ai 30 acini colpiti per grappolo soprattutto nelle vigne con disposizione nord-sud siccome il temporale si è approcciato da ovest sud-ovest”. Trova anche modo di puntualizzare: “La cosa che salta agli occhi è il diverso danno subito dai grappoli già maturi in confronto a quelli ancora acerbi”. Di fatto, “i grappoli in maturazione manifestano un danno minore”, e questo “perché la buccia è più elastica e le viti erano in crisi idrica quindi presentavano grappoli ed acini poco turgidi che si sono comportati un po’ come gomma”.
“Cosa faremo ora?” si chiede, e informa: “Trattamento urgente a base di rame per sfruttare la sua azione disinfettante e cicatrizzante e poi, se il meteo ci aiuta, passeremo ad eliminare gli acini colpiti che si spera secchino”.
Poi ricorda che “anche nel 2002 grandinò in maniera pesante la notte del 9 agosto e non mi piace molto come coincidenza perché allora seguirono 20 giornate di pioggia ed in alcuni vigneti non si vendemmiò”. E chiude con una stoccata a chi nei giorni scorsi aveva gridato (per l’ennesima volta) all’annata eccezionale: “Ma quest’anno – scrive – è l’annata 2015, del secolo per tanti NON addetti ai lavori, per cui andrà a finire diversamente dalla 2002. Intanto mi tocco”.
Bravo Gianluca. Non per via del toccarsi. Per via della capacità e della volontà e del coraggio di narrare, quando altri magari preferiscono tacere e nascondere.


1 comment

  1. Anonimo

    ci sono ancora quelli che ricordano la grandinata del sessantotto. Io no perché ero all’estero, ma so che da quel disastro è nato il “Sessantotto cntadino”. C’è sempre qualcuno che si impegna per ricavare dal male un bene imprevisto

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