Cinque vitigni da scoprire

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Conosco persone che bevono solo Champagne. Beati loro, se possono permetterselo. Altri che vogliono solo rossi o bianchi. Magari sempre le stesse bottiglie dello stesso produttore. Non potrei mai essere d’accordo con loro. Se c’è una cosa che mi affascina nel vino è la sua complessità. Non solo intendo dire la complessità di un certo vino, cosa che nobilita e contribuisce alla ricchezza delle sensazioni. Voglio dire invece che l’incredibile varietà di uve, stili, annate, tecniche, rende questa bevanda unica e affascinante. Mi diverto a bere, assaggiare e abbinare vini, grazie anche alla fantasmagorica varietà che appartiene al solo vino.
Joe Roberts su fix.com ricorda che mai come in questi anni abbiamo avuto a disposizione tanti vini e tanti stili tra cui scegliere. L’espansione dei mercati, internet e la curiosità degli appassionati hanno permesso a tutti di poter acquistare virtualmente qualsiasi bottiglia, anche le più esotiche. Questo ha anche avuto effetti benefici sulla democratizzazione del mercato, con un generale aumento della concorrenza e un conseguente risparmio per il consumatore. Materia che necessiterebbe una trattazione ben più ampia.
Questi secondo Mr. Roberts i vitigni che meriterebbero maggiore attenzione.
Albariño
Se siete tra quelli che ne hanno abbastanza del sauvignon e cercate qualcosa che mantenga freschezza cercate un buon albariño. Sarà perfetto per delle insalate estive o per un semplice pesce alla griglia. Questa una mantiene la nervosa acidità del sauvignon, ma al tempo stesso offre un aspetto più esotico con i suoi aromi di agrumi, albicocca e fiori bianchi.  Il vitigno nasce in Portogallo, ama il sole e il caldo. È stato poi piantato in Spagna, dove eccelle nella regione Rias Baixas, tutt’altro che calda e assolata. Anche in California sta conoscendo una grande diffusione. Qui ovviamente lo stile è più opulento e maturo.
Chenin Blanc
L’alternativa per chi ama lo chardonnay ma per qualche motivo ne è anche stanco, potrebbe essere lo chenin blanc. Vitigno principe della Valle della Loira, riesce a distinguersi in tutti gli stili possibili. Dal secco al dolce e fino allo spumante, con tutte le varianti intermedie. Un’uva quindi molto plastica e in grado di seguire al tempo stesso il terroir e la volontà del produttore. Ha trovato casa anche in California, mentre eccelle in Sudafrica, dove viene vinificato nello stile molto secco. È un’uva coinvolgente, non solo per la sua ricchezza e potenza, ma soprattutto perchè ha complessità aromatica con ricordi pregnanti di miele, frutta tropicale e sassi bagnati di fiume.
Gewürztraminer
Stranamente anche il gewürtztraminer è stato inserito nell’elenco delle uve da scoprire. Può stupire, ma se ci pensiamo ci fa capire come funziona il mercato del vino mondiale. E quello anglosassone in particolare. Se una varietà così nota passa per “sconosciuta”, figuriamoci cosa sanno e pensano ad esempio gli americani dell’aglianico, della ribolla o del bombino (giusto per citare le prime cose che mi sono venute in mente). Resta molto da fare per promuovere ed educare i consumatori. Ad ogni modo, ci viene ricordato che si tratta di una mutazione del sauvignon blanc, anche se non lo ricorda per nulla. Il tenore di alcol è mediamente più alto, mentre l’acidità è minore. Da questo ne deriva un palato largo e voluttuoso. Chi ama il moscato sarà attratto dal carattere setoso e untuoso di quest’uva, anche perchè alcuni aromi sono in parte simili. La cosa più intrigante è la parte floreale, quasi un bouquet di rose scaraventato in faccia. E poi le note esotiche speziate, e il litchee. All’autore non viene nemmeno in mente che il gewürztraminer si trovi anche in Italia (anche se in realtà di traminer si tratta, ma non voglio fare un trattato di ampelografia), ma lo colloca in Francia, Germania e Stati Uniti. Abbastanza ovvio il consiglio di abbinare una cucina asiatica, thai in particolare. Lo zucchero residuo lenisce l’effetto del piccante creando un equilibrio piacevole.
Verdelho
Questa varietà è suggerita come alternativa ai più popolari sauvignon, riesling o grüner veltliner e si abbina alla perfezione con piatti basati sulle verdure. Il verdelho è conosciuto storicamente come una delle uve principali per la produzione di Madeira, ma ha anche delle buone opportunità come vino secco. Ha un peso medio ed è dotato di una acidità vibrante. Aromaticamente combina elementi delle tre uve citate sopra: frutta, pepe, erbe, limone, caprifoglio. La verdura grigliata è un ottimo amico di questo vino, ma si trova a suo agio anche con pesce salato e va a nozze con frittura di pesce.
Vermentino
Terminiamo con un’uva molto italiana, anche se in Francia il rolle è largamente impiantato e anche la Spagna non scherza. Secondo Roberts il vermentino è “un’arma segreta da vini bianchi”. Una dichiarazione impegnativa. Quando è buono è una combinazione di famigliare ed esotico. Lo consiglia per i fans del pinot grigio. Inizialmente partono gli aromi di limone e melone, e poi arrivano cose più insolite come foglie, nocciole tostate, fiori bianchi e profumo. Funziona su tutto quello che arriva dal mare, sia fatto al forno che alla griglia.

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