Davvero vuoi un cerotto?

cerotti

Sono ferite profonde quelle che ci portiamo dentro, nell’illusione di non essere abbastanza amati o degni d’amore. Da bambini, pur vivendo in un ambiente familiare sano e pieno di affetto dimostrato, possiamo sentirci in colpa per la fatica di un genitore o per il pianto e la depressione dell’altro. Possiamo sentirci perfino abbandonati, in caso non ci sia data l’attenzione che vogliamo nel momento stesso in cui la chiediamo. Diventiamo grandi e con noi diventa grande anche la ferita, senza che ne siamo consapevoli. Viviamo così alla ricerca di riconoscimento e appagamento dall’esterno ed è il motivo principe per cui intessiamo relazioni che ci fanno stare male. Si ripetono più e più volte non perché siamo sfortunati ma perché proponiamo gli stessi schemi fino a quando non è chiara la dinamica e decidiamo di guardarci dentro, con onestà, per guarirci e smettere di chiedere l’elemosina di un fasullo amore. Ché tanto, l’amore, non arriva, se lo chiediamo con la manina tesa e l’atteggiamento del bisognoso. Se le ferite sono le fondamenta su cui si costruisce la relazione, la coppia altro non è se non una  scatola di cerotti. Io metto un cerotto sulla tua ferita e tu ne metti uno sulla mia. Ma le ferite non si curano tenendole nascoste, hanno bisogno di un disinfettante, di un cicatrizzante, serve la volontà di prendersi per mano per guarire dalla malattia della grande illusione. Nel preciso istante in cui la luce in noi si accende, ci accorgiamo che nessuno ci ha negato l’amore necessario e che non siamo mai stati abbandonati. È qui che si comincia a vivere. Si comincia.