È davvero un bene superare la Francia?

Insomma, abbiamo spezzato le reni alla Francia. Qualche giorno fa La Repubblica ha titolato così: “La Francia ammette il sorpasso: l’Italia è il primo produttore di vino al mondo“. Pare infatti che siano stati proprio loro, i francesi, a dare notizia della débâcle. Assicura La Repubblica che l’annuncio è “arrivato direttamente da Parigi”.
Ora, sempre che sia vero che l’Italia è tornata ad essere il primo produttore mondiale di vino – come dice La Repubblica, “per stilare la nuova classifica i francesi hanno utilizzato le stime pubblicate a fine settembre da Bruxelles in base alle autodichirazioni degli Stati membri” – mi domando: è un bene o un male? Soprattutto, mi chiedo: ci fa bene o ci fa male che vengano esaltare simili anticipazioni?
Il problema è che, fatta eccezione per gli Stati Uniti, in giro non mi pare che ci sia questa grande domanda di vino. Annunciare che l’Italia quest’anno è gonfia di vino, in un contesto del genere non fa certamente bene. In un’economia di mercato, i prezzi si formano, più o meno, dall’incrocio fra domanda e offerta. Se la domanda è debole e l’offerta è in aumento, chi compra non è disposto di certo a farlo a prezzi crescenti. Anzi, magari pretende uno sconto. Capite perché ho dei dubbi sul fatto che dobbiamo gioire per quest’annunciata supremazia mondiale nella produzione di vino?
La questione è semplice: se siamo strapieni di vino, chi compra i grandi volumi del vino vorrà quanto meno provare a pagarcelo un po’ meno il nostro vino.
Da quel che capisco leggendo La Repubblica, però, anche il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, sembra gioire perché “l’Italia si conferma la patria del vino, tornando ad essere leader anche nella produzione. D’accordo, non sono un politico e la cosa è più grande di me, ma io al suo posto avrei usato prudenza. In modo da attutire l’effetto dell’annuncio sui mercati.