È il tempo delle storie

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Francesca Ciancio e Manuela Laiacona sono due donne che sanno di vino e di cibo e di cultura e di territori e ne scrivono e ne raccontano bene, molto bene, e non solo a parole, ma anche per immagini, in fotografia e in video. Ora, che abbiano intrapreso un progetto comune è una notizia, e potrebbe anche essere, conoscendone la competenza e anche la passione, che uno più uno possa fare ben più di due, nel loro caso. Ecco perché ho voluto domandare loro di quella loro nuova cosa che hanno chiamato Il Tempo delle Storie, che è un bel nome, di quelli che sanno inventare le donne, ed è un’idea di comunicazione che mi sembra abbia le gambe per camminare, e glielo auguro.
Mi ha risposto Francesca, a nome d’entrambe.
“Tutto ha una storia – ha esordito -, ma questa ha bisogno di una voce, di parole scritte o di immagini. Quando si racconta si cerca di catturare l’attenzione dell’ascoltatore, creando in lui delle aspettative (eh, l’arte oratoria). Quando si scrive si cerca di inchiodare il lettore alla pagina attraverso escamotage narrativi. Quando un film funziona vuol dire che ha scardinato delle certezze. D’altronde cosa c’è di più odioso di qualcuno che svela il finale anzitempo?”
Già, brutta rogna, se ti spiegano il finale. Ti tolgono il gusto (è sempre questione di gusto, in fondo) di domandarti come va a finire.
“La domanda – dice Francesca – è proprio questa, come andrà a finire. I video dedicati al vino e al cibo, questa domanda non la smuovono mai. Perché? A mio avviso perché sono ‘telefonati’. Una metafora sportiva, attinta dal gergo tennistico della coppia Clerici-Tommasi per dire che si sa già come andranno a finire. Non c’è la trama: l’inizio, lo svolgimento, la conclusione. E non c’è tutto quello che è utile nel mezzo: aspettativa, colpi di scena, perdita, ritrovamento, vittoria, morale. Ci si è dimenticati della ‘fabula’. Si fermano alla pura cronaca o, peggio ancora, all’apologetica o al panegirico. C’è chi tenta la carta dell’ironia, ma comunque in assenza di un intreccio. Manca quasi sempre la dimensione cinematografica”.
Ecco, vedete? Quando si parla con Manuela e Francesca di queste cose va a finire in filosofia. Anche davanti a un bicchiere, è sempre così.
“Si può accendere una videocamera – rincara Francesca – e lasciare che il mondo scorra dinanzi all’obiettivo. È una storia questa? A mio avviso no. Certo, direte, il montaggio è il momento della produzione che si occupa della costruzione. Ma perché non farlo prima? Che vuol dire pensare a un’idea, scriverla, sceneggiarla, tradurla in immagini che abbiano una trama”.
Perfetto, incomincio a capire l’ambizione che sta sotto al progetto del Tempo delle Storie. Ma com’è che si sviluppa?
“Io e Manuela Laiacona, entrambe giornaliste, entrambe videomaker, appassionate di vino e cibo – spiega Francesca Ciancio -, abbiamo messo su questo progetto di video storytelling proprio partendo da questa domanda: ‘Come va a finire?’ Se ci limitassimo a riprendere ciò che vediamo, Il Tempo delle Storie sarebbe un video-service, cosa che non è. Al ‘cliente’ vogliamo offrire la ‘fabula’, ‘romanzare’ la sua storia, renderla accattivante attraverso il contenuto. La forma, va da sé, deve essere bella, ma funzionale al racconto. Quando abbiamo deciso di lavorare assieme, la riflessione fatta è stata esattamente questa: vedevamo e vediamo tanti video ben fatti che, tuttavia, a visione ultimata, ci fanno dire ‘e allora?’. Il nostro lavoro è focalizzato a dare una risposta a questo ‘e allora?’. E allora c’è un racconto, una trama, un intreccio, dei personaggi, vite, un monito, una riflessione. Il mondo del cibo e del vino non può limitarsi a una serie di banchetti seriali o a showcooking sbrilluccicanti, né tantomeno a una carrellata infinita di interviste. È terminato anche il tempo dei video emozionali, immagini perfette su musiche sincopate. Amarli è come voler essere sempre giovani, vivere in un eterno presente. Ma un racconto ha un prima, un durante e un dopo. Se dopo la frase ‘the end’ si è esclamato solo ‘wow’, allora la cosa non ha funzionato granché. Noi stiamo tentando di andare oltre il ‘wow’.”
Ecco, questo qui è il progetto di Francesca Ciancio e di Manuela Laiacona. Questo qui è Il Tempo delle Storie. Io spero proprio che ce la facciano, incrocio le dita. Perché c’è bisogno di nuovi racconti e nuove modalità di racconto per chi frequenta i luoghi e le persone del vino e del cibo. C’è bisogno di storie. Vere.
photo #paolagiagulli