E il Trento dovette assumere lo stile Prosecco

Quando su Wine Spectator ho visto una pagina di pubblicità con una fanciulla in abito lungo, nero, che tiene in una mano le scarpe tacco 12 e nell’altra un calice di bollicine, sullo sfondo di piazza San Marco a Venezia mi sono detto: “Ma guarda che bravi questi qui del Prosecco che hanno pensato a un’immagine così evocativa”. C’è anche un claim assolutamente centrato per il mondo prosecchista: “The Italian Art of Living. Venezia, Piazza San Marco ore 4:54”. Bello, anche perché Venezia è una delle province in cui si può produrre Prosecco, e dunque è giusto sfruttarne la capacità attrattiva. Poi mi scappa l’occhio e in fondo vedo il marchio: Ferrari Trento 1902. E sobbalzo sulla sedia.
Cavolo, questa è grossa. La Ferrari di Trento, leader nella produzione delle bollicine di Trento, quelle per cui hanno speso una paccata di soldi per creare un marchio come Trentodoc (riportato anche nelle etichette Ferrari), per vendere in America, dov’è importata dalla potentissima Pal Bay (c’è anche il marchio del distributore sulla pagina), si affida ad un’immagine che ricorda dannatamente il Prosecco.
La considerazione che ne traggo è semplice: ormai, nel mondo, lo spumante italiano è il Prosecco, e se lo vuoi vendere devi avere uno stile prosecchista, un’immagine prosecchista, un appeal prosecchista. Anche se sei la Ferrari di Trento. Una considerazione semplice, dicevo, ma un po’ triste, se penso a come il Trento non sia stato capace di darsi un’immagine propria, una reputazione a sé stante, nonostante la paccata di soldi di cui sopra.
Che poi ho anche un dubbio di legittimità: Venezia è una doc, e dunque può un vino non di quella doc, per giunta non proveniente dal territorio veneziano, utilizzare quel nome nella sua pubblicità? Vallo a sapere.