Gevrey-Chambertin 2012, i “village”

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Grazie all’iniziativa dei produttori dell’aoc Gevrey-Chambertin ho avuto la possibilità di asaggiare e cercare di comprendere gli ultimi due millesimi della appellation. Il 2012 e il 2013 hanno dei profili molto diversi, anche se non mancano le somiglianze. Ma non è questa la sede in cui vorrei parlare delle due vendemmie. Qui voglia soffermarmi sul 2012.
Prima di tutto cerchiamo di capire cosa rappresenta Gevrey-Chambertin. Stiamo parlando di 498 ettari, 26 premier cru e 9 grand cru.
I premier cru occupano la parte alta della collina, ad una altezza compresa tra 280 e 380 metri. I suoli di calcare scuro sono molto sottili.
La parte bassa è invece occupata dai “village”, su suolo di marne ricoperte da ciottoli e sabbie compatte cadute dalla parte alta della collina. Sono questi ciottoli che conferiscono eleganza e finezza, mentre le marne e i fossili del sottosuolo apportano la struttura e la tipica austerità ai vini. Le esposizioni vanno da est a sud-est.
E adesso eccomi ai village di Gevrey. In un altro articolo parlerò dei premier cru e dei grand cru.
Nel 2012 uno dei village più fortunati è stato proprio Gevrey-Chambertin. Le vigne hanno conosciuto un buon finale di stagione, in grado di salvare un raccolto messo a dura prova da una primavera e un inizio estate difficili. Colori molto scuri e concentrazioni che conducono talvolta ad architetture severe. Saranno necessari parecchi anni di bottiglia per ammorbidire le masse tanniche e la concentrazione del liquido.
Vediamo i vari produttori, ricordando che per tutti parliamo di village del millesimo 2012. Mi soffermo su quelli che mi sono piaciuti di più.
Charles Audoin. Spezie, frutta cruda. Leggero e con un peso medio, piacevolmente easy. 2 faccini
Vincent Denis Berthaud, Clos du Château. Meno interessante, si sente molto il legno si intuisce una nota verde. 1- faccino
Réné Bouvier, Les Jeunes Rois. Bella materia, sapido, potente ed equilibrato. 2 faccini
Château de Marsannay. Bel colore, ancora legno setto, ma elegante.  1 faccino e mezzo
Philippe Charlopin, Vieilles Vignes. Tabacco, foglia bagnata, fiori e legno presente ma integrato. Molto fine, tra i migliori. 2+ faccini
Sylvie Esmonin Vieilles Vignes. Naso animale, si intravede un certo potenziale. Bello, teso e sicuramente da attendere. Un altro dei migliori. 2 faccini e mezzo
Jean-Michel Guyon. Interpretazione vecchio stile, ferroso e sanguigno con note verdi. Floreale. Tra i migliori tre. 2+ faccini
Heresztyn Mazzini, Clos du Village. Bel frutto, ben fatto. Forse un pizzico tecnico, si intuisce la fermentazione a freddo. È però molto godibile. 2 faccini
Pierre Labet, Vieilles Vignes. Intrigante ed elegante al naso, con una bocca più austera e rigida. Da valutare nel tempo. 2 faccini
Thierry Mortet, Vigne Belle. Ridotto, difficile da giudicare.
Thierry Mortet. Il “normale” appare più aperto e meglio definito. 2- faccini
Denis Mortet, Vieilles Vignes. finezza ed eleganza, davvero ben fatto. Tra i tre migliori. 2 faccini e mezzo.
Philippe Nadeff, Vieilles Vignes. Equilibrio, bella acidità e legno ben calibrato. 2 faccini e mezzo
Trapet. Grande equilibrio, si sente la mano di un grande vinificatore e il terroir. Fine e spontaneo, senza dubbio e di gran lunga il migliore. 3 faccini
Drouhin-Laroze. Fruttato e quasi troppo bello. 1 faccino e mezzo

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