Il Prosecco è un ammortizzatore sociale

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Il Prosecco è un ammortizzatore sociale. Non l’ho inventata io, questa definizione, ma la condivido. E per spiegarla prendo in prestito le parole di chi questa definizione l’ha coniata. Si tratta di Umberto Cosmo, il patron di Bellenda, azienda prosecchista. Qualche giorno fa, intervenendo su Facebook nell’ennesima discussione sul Prosecco, ha scritto così: “Ma avete mai pensato a che ammortizzatore sociale è il Prosecco in terre dove molte aziende industriali hanno chiuso? A quanti soldi arrivano sul territorio e vengono distribuiti a tanti e non restano in mano a poche famiglie. Mica è la Fiat, è un territorio con filiera allargata e tutti ne beneficiano, anche quelli non direttamente coinvolti nella coltivazione”.
Ecco, confermo e condivido. Il Prosecco sta portando reddito a migliaia di famiglie che non avevano altri concreti sbocchi, in questi anni di crisi che hanno morso nelle carni anche quella struttura produttiva dei distretti industriali veneti, che sembrava insossidabile. Certo, è nato un nuovo distretto, quello della glera da Prosecco. Coerente con l’idea della specializzazione distrettuale del nord est. E il Prosecco è diventato l’efficace ammortizzatore sociale nordestino nei lunghissimi giorni della crisi economica.

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