La Brexit e il vino, c’è da aver paura?

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Sarà solo una mia impressione pessimistica, e dunque spero di sbagliarmi, ma il mercato del vino italiano mi pare fermo, se non addirittura in difficoltà. Non ho dati aggiornati, ma da quel che sento in giro mi sembra che stiamo vivendo giorni un po’ difficili sul fronte vino. E poi devo ammetterlo, a me inquieta un bel po’ questa storia congiunta della revisione al ribasso della crescita del pil italiano e della possibile uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

Perché tagliando la stima dello sviluppo del pil, la Banca d’Italia di fatto mi pare abbia ammesso che l’incertezza che grava sul quadro economico e politico globale ha di fatto limitato a una sola voce la crescita dell’economia italiana, e questa voce è la domanda interna. Però è noto che sul fronte vino la domanda interna è da un bel po’ di tempo deboluccia, e dunque c’è da sperare che gli americani vogliano bere sempre più vino italiano, pagandolo bene.

Poi c’è questa storia della Brexit, della possibilità dell’abbandono dell’Unione europea da parte dei britannici. Uno spauracchio mica da poco per i mercati, e infatti la sterlina ha perso qualche colpo nei confronti dell’euro. Ora, si dà il caso che il Regno Unito sia un importatore considerevole di vino dall’Italia, ma se la valuta inglese continuasse a perdere di valore sull’euro, potrebbe essere che l’export verso l’Inghilterra ne risenta, o quanto meno che i buyer britannici chiedano sconti sulle quotazioni del vino. Ce li potremo permettere, quegli sconti? Non lo so, perché i margini mi sembrano talvolta abbastanza ridotti.

Prendiamo la locomotiva dell’export vinicolo italiano, il Prosecco. Ebbene, gli inglesi lo adorano, il Prosecco, e ne bevono un sacco, ma se la svalutazione della sterlina rispetto all’euro continuasse, e se dunque il Prosecco gli costasse di più, continuerebbero a comprarne ugualmente così tanto? E per converso i prosecchisti sarebbero in grado di limare i loro listini già così tirati per venire incontro alle esigenze di un mercato inglese più debole?
Non lo so, proprio non lo so, e spero che non si verifichino ipotesi del genere. So solo che se anche le attuali rare locomotive dell’export vinicolo italiano cominciassero a far fatica, le prospettive sarebbero grame per tutti.
E scusate il pessimismo.

5 comments

  1. Andrea Tibaldi

    Nel 2008 la sterlina perse d’un botto il 20% del suo valore. I prosecchisti ne hanno risentito? Io non sarei così catastrofista, la sterlina ha già perso un sacco da qualche mese a questa parte, il mercato probabilmente ha già scontato una buona parte degli effetti potenziali della brexit, e poi non penso che gli inglesi rinuncino al prosecco se invece di 10 pound lo pagheranno 12.

  2. Andrea Tibaldi

    E aggiungo, se grazie alla brexit si facesse saltare per aria questa trappola della UE e dell’euro con conseguente rilancita della domanda interna, gli italiani ringrazierebbero (produttori di vino inclusi). No, perché non possiamo vivere TUTTI solo di export, sia chiaro.
    Insomma, io spero nella brexit perché domani vorrei avere ancora i soldi per bere buon vino italiano. Anche prosecco.

  3. #angeloperetti

    #angeloperetti

    Nel 2008, di fatto, il Prosecco era qualcosa di fondamentalmente diverso rispetto ad oggi, anche in termini di volumi esportati. Confrontare 2008 e 2016 non è possibile. Quanto al fatto che il mercato abbia già scontato l’effetto Brexit, questo è un tuo parere. Per quel che riguarda invece l’accettazione di una fluttuazione di prezzo del 20% da parte del mercato inglese, be’, mi sembri un po’ ottimista, sia sull’accettazione, sia sulla fluttuazione. Almeno io la penso così.

  4. #angeloperetti

    #angeloperetti

    Anche su questo mi sembri ottimista, Andrea. Vorrei poterlo essere anch’io, ma non ci riesco proprio. Che l’uscita dall’euro stimoli la domanda interna mi pare un’ipotesi abbastanza azzardata (soprattutto se si avesse a che fare con un aumento del costo delle materie prime). Invece, credo che un’eventuale svalutazione della moneta produca esattamente l’effetto contrario: favorisce la domanda estera, trovandosi rafforzate altre valute rispetto a quella svalutata.

  5. Andrea Tibaldi

    La sterlina ha già perso il 12% da qualche mese a questa parte. Può perdere un altro 20%? Può darsi, ma francamente non ne vedo il motivo. Nel 2008 ha perso un 20% ma a seguito di un cataclisma economico di proporzioni mai viste negli ultimi decenni. Il brexit non sarà lontanamente questo genere di cataclisma. Quindi non vedo perché la sterlina debba perdere un altro 20%, se non per motivi di panico temporanei.

    L’uscita dall’euro aprirebbe la strada alla possibilità di usare la leva monetaria e del deficit, come stanno facendo un po’ tutti in barba ai trattati (Francia, Spagna in primis) tranne l’Italia, e come si dovrebbe sempre fare (è scritto nei manuali di economia, quelli proprio di base, per far fronte alle crisi). Più spesa pubblica, più investimenti, più soldi in tasca alla gente, più domanda interna. La lira svaluterebbe, i prodotti esteri costerebbero di più, e i prodotti nazionali tornerebbero competitivi. Quindi aumenterebbe la domanda di prodotti interni.

    Io tifo brexit, perché spero sia l’inizio della fine dell’eurozona… Ho una visione più organica, sinceramente poco m’importa se i prosecchisti ci perderanno qualcosa (cosa che non credo), ma di certo se rimaniamo dentro l’Italia sarà condannata alla depressione economica (o se va bene alla stagnazione) per anni e anni.

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