La pizza di Giovanni Mandara

Pizza

I fatti si svolgono così: 32 Via dei Birrai festeggia dieci anni di attività e successi e Chiara, che è invitata, estende l’invito a me. Il viaggio in treno è un’esperienza che non vorrei ripetere poiché la sauna la preferisco in assenza di vestiti. È comunque bello riuscire a ridere mentre si sperimenta sulla pelle una cottura dentro il vagone forno.
Palazzo Flangini spalanca le sue porte per accoglierci con una splendida veduta sul canale. Ho fame. Esprimo subito la mia principale peculiarità. Tra uno scampo e un’ostrica, che, con mia soddisfazione, sposano gioiosamente la birra Curmi, odoro il pesce fritto. Seguo la scia con bramosia. Davanti al buffet pieno di gente intravedo il piatto agognato. Infiltro la mano e lo agguanto mentre qualcuno che non riesco a vedere, ha avuto la mia stessa idea. Mi sbilancio in avanti e la mia tetta va ad appoggiarsi sul braccio del signore accanto a me – Antonio Iovieno – che palesa apprezzamento, per vedere chi osa trattenere il mio fritto. Così conosco Giovanni Mandara e mi arricchisco di una preziosa esperienza.
Figlio di pizzaioli, Giovanni lascia la Costiera amalfitana per aprire la Piccola Piedigrotta a Reggio Emilia nel 1989. La sua è una di quelle storie che io chiamo motivazionali perché ti dà la carica. La sua è una di quelle pizze che io chiamo eccezionali perché non l’ho mangiata, ma sono riuscita ad amarla guardando una foto con la didascalia. Questo è il primo caso di articolo scritto prima di mangiare anziché dopo. Evviva la birra! Evviva la pizza! Evviva l’amicizia!
La pizza nella foto si chiama La volpe e l’uva: mozzarella di vacca rossa, taleggio di capra affinato col luppolo, spalla cruda di maiale tranquillo, uva caramellata rosa, pepe bianco dell’isola di Principe.