Quelli del Recioto (della Valpolicella)

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Mettiamo che della Valpolicella non conosciate quasi niente e che abbiate di fronte a voi due produttori di Amarone e che via abbiano detto di scoprire quali dei due appartenga a una famiglia che fa vino pressoché da sempre e l’altro sia invece un vignaiolo di nuova generazione. Volete sapere come fare a scoprire quale dei due è il vignaiolo che ha le radici impiante nella storia valpolicellese? Domandate loro del Recioto. Vedrete che uno dei due allargherà le braccia sconfortato e gli si veleranno gli occhi di tristezza e quasi di pianto. Ecco, quello lì è il vignaiolo che sa cos’è la tradizione della Valpolicella, e la tradizione più nobile della Valpolicella è rappresentata dal Recioto, un vino che oggi è quasi estinto.
Ecco, quando al Vinitaly sono stato dai fratelli Venturini e gli ho chiesto del Recioto è successo proprio questo: hanno allagato le braccia, hanno scrollato la testa, gli si sono velati gli occhi e hanno cominciato a ricordarmi di quando il Recioto era il vino che valeva di più in Valpolicella e a dirmi che oggi il Recioto si fa come sempre una fatica bestia a produrlo, ma non lo vuole quasi nessuno, ed è un peccato che vada a sparire.
Loro, i Venturini – Daniele sta soprattutto in cantina, Mirco in vigna e Giuseppina in ufficio – di Recioto ne fanno addirittura due, uno in bottiglia da 0,750 – “perché vogliamo darlo a chi lo serve ancora a bicchiere”, dicono – e uno nella mezzo litro, anche se stanno pensando di farne uno solo, nella 0,375, ché ormai di gente che compra il Recioto ce n’è sempre meno, ed è quasi tutta a Verona e provincia. E loro ne sono sconfortati, appunto. Anche se il bilancio familiare sanno bene che si alimenta con l’Amarone, mica col Recioto.
I due Recioto che hanno ora in commercio sono entrambi del 2011. Quello nella bottiglia normale è il più semplice, punta tutto sul frutto rosso e su una dolcezza che è proprio di frutto rosso stramaturo, sorretta da una bella vena di freschezza. L’altro è un cru, si chiama Le Brugnine e si affina per un anno in botti di rovere francese ed è ovviamente più complesso, con una bella spezia e una tipica, connaturata presenza di fiori, di violetta e di ciclamino, direi, soprattutto, e poi tanti fruttini di bosco, ma anche quella freschezza che è tipica – deve essere tipica – di un vino della Valpolicella.
Sono bravi, i Venturini. Bravi a essere moderni come imprenditori, bravi a essere tradizionalissimi come produttori. Bravi a non tradire l’eredità anche ideale lasciatagli da papà Massimino. Bravi a fare Recioto. Dolce, ma mai stucchevole. Valpolicellese in toto. Questo è fare vino di terroir.
Recioto della Valpolicella Classico 2011 Venturini
Due lieti faccini 🙂 🙂
Recioto della Valpolicella Classico Le Brugnine 2011 Venturini
Tre lieti faccini 🙂 🙂 🙂