Saprà il Prosecco sopravvivere a se stesso?

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Questa è troppo bella per non raccontarla. È un dialogo avvenuto al ristorante. L’ho letto sulla bacheca Facebook di un’enologa siciliana, Rossella Marino Abate. Il cameriere domanda: “Da bere cosa gradisce?” Lei: “Che spumanti avete?” Il cameriere: “Prosecco!” Lei: “Di chi?” Il cameriere: “Abbiamo prosecco di Grillo, dell’agrigentino… di Valdobbiadene… quello di Contadi Castadi… Poi non so quanto vuole spendere.. Dai 10 ai 40 euro ne abbiamo!”
Non è un dialogo surreale. Ormai va così, quasi tutto il vino che ha le bolle è considerato Prosecco. Ho visto anch’io delle liste dei vini suddivise fra rossi, bianchi e Prosecco, e sotto la voce Prosecco c’era di tutto, dal Franciacorta allo Champagne, dal Trento al Prosecco vero.
Insomma, per una marea di gente – e non importa che siano consumatori o ristoratori – Prosecco è diventato sinonimo di spumante. Ora, non facciamo tante elucubrazioni sulla scarsa professionalità di troppi ristoratori italiani. Il mondo va così: se la clientela identifica col nome di Prosecco qualunque vino bianco mosso, loro sbattono tutti i vini bollicinosi sotto la dicitura Prosecco. Altroché, business is business.
Certo, questo è (anche) un indicatore dello strapotere del Prosecco, che ha imposto il proprio nome urbi et orbi.
La domanda è: se va avanti così, riuscirà il Prosecco a sopravvivere al proprio successo?

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1 comment

  1. Beppe Giuliano

    Aggiungo altri due esempi analoghi in cui mi sono imbattuto: uno Charmat francese proposto – in scheda tecnica – come “methode Prosecco” e un recente corso di formazione per ristoratori dove sono stato relatore e l’imbarazzo negli occhi davanti alla mia, semplice, riclassificazione del Prosecco per Docg, Doc, Rive, Cartizze ecc ecc
    Se il primo esempio mi ha fatto malignare un po’ sui “cugini” (Ah, les Italiens…come direbbero loro a denti stretti davanti ad un nostro successo), il secondo mi ha un po’ spaventato. Ora, il Prosecco è un grande patrimonio nazionale: economico, culturale. Dobbiamo difenderlo tutti: consorzi, produttori, scribacchini, scrivani e scrittori, operatori professionali e, sì, anche consumatori. Davanti ad una spiegazione come quella raccontata anche un consumatore “basico” dovrebbe alzare le antenne. Sarà anche diventato un “sinonimo”, ma un minimo di quel che ci vuole…

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