Sono un bevitore di karkadè

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Sono un bevitore di karkadè. Lo conoscete? È l’infuso che si fa con i fiori essiccati dell’ibisco. Reminiscenze dell’Italia coloniale. Tropical, le parole bastavan da sole a descrivere il regno del sole, come canta Paolo Conte.
Mi piace accompagnare con lo sguardo la formazione del karkadè dentro alla tazza, vedere l’acqua calda che si colora di rosso, e il rosso si fa intenso e imporpora. Mi piace poi assaporare quel gusto asprigno, a tratti quasi agrumato, e il vago ricordo di amarena e di mirtillo disidratato e di fiori essiccati.
Mi piace il karkadè, e lo bevo tiepido, né troppo caldo (non sopporto le bevande troppo calde), né freddo (anche se c’è chi sostiene che freddo sia un ottimo dissetante).
Sarà per questo che mi piacciono parecchio i vini fatti col grenache nella Provenza e nella Côtes su Rhône, o col tai rosso, che è poi la stessa uva, sui Colli Berici. Hanno, questi vini, quando non cedono alla tentazione distorsiva dell’eccessiva concentrazione, una traccia aromatica che mi ricorda puntualmente il karkadè. Ecco, mi piace questo sapore.

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2 comments

  1. Angelo Rossi, Trento

    Ciao omonimo! Sono appena tornato dall’Egitto dove il karkadè si consuma freddo gelato, secco dissetante e piacevole come nessun’altra bevanda. Di giorno col caldo, ovviamente. Un’ottima alternativa alla quadrimillenaria birra locale, mentre di sera si gustano oggi anche dei buoni vini bianchi, rosati interessanti e qualche rosso, locali. Fino a qualche anno fa bisognava astenersi o scegliere vini importati, ma ora anche l’offerta egiziana si è adeguata agli standard internazionali. Per le finezze, certo, bisognerà pazientare ancora un po’, ma per essere un Paese mussulmano ho riscontrato simpatia per il vino – il DNA dei Faraoni non si cancella – e anche competenza. La sensazione è che ci siano buoni spazi per i nostri prodotti nelle strutture turistiche, non fosse altro che per la predominanza italiana.

  2. #angeloperetti

    #angeloperetti

    Grazie della testimonianza!

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