Dodici bianchi, a proposito di mineralità

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L’invito era intrigante, una degustazione di dodici bianchi italiani e forestieri “per parlare di varietà, longevità e mineralità”. Ora, io lo so che riguardo alla mineralità ci sono in giro le opinioni più discordanti, e c’è chi usa parlarne a sproposito e chi invece la demonizza totalmente. Dal canto mio, ho già detto e ripeto che ci sono nel vino sentori che non sono né floreali, né vegetali, né speziati, né fruttati, e dunque li attribuisco a questa categoria del minerale, e seppur comprenda le ragioni dei tecnocrati che dicono che la vigna non trasmette minerali dal suolo al vino, io resto della mia opinione.
Ordunque, la degustazione l’ha organizzata l’azienda agricola Le Morette, che sta in terra di Lugana, e che dunque fa vini che sul concetto di mineralità, soprattutto quando invecchiano, hanno qualcosa da dire. In assaggio, dicevo, una dozzina di bianchi, che provenivano da sei territori differenti. Io credo che Fabio e Paolo Zenato, che son la terza generazione a condurre l’azienda, bene facciano ad allestire simili assaggi. Si cresce così, confrontandosi, e comprendendo.
Ora, di seguito, i vini che abbiamo tastato. Sui quali dico, nell’insieme, due cose. La prima è che l’idea di territorio e di mineralità sottesa al territorio viene troppo spesso annichilita dalla tecnica enologica, che tende alla correttezza formale, ma anche all’appiattimento dei caratteri. La seconda è che ci sono dei vini bianchi che vale proprio la pena di comprare a casse e di bere lungo il loro percorso pluriennale di vita, aspettando che sia la mineralità a dire l’ultima parola. Già, l’ho detto, la mineralità. Che non è mica vero che c’è sempre e comunque, anche nelle terre e nei vini che marcano più spesso quest’aspetto.
Di seguito le mie impressioni vino per vino, in ordine di assaggio.
Fiano di Avellino 2014 Ciro Picariello
Sulfureo, dunque minerale. Ha il frutto del fiano e la tensione irpina. Tra i migliori bianchi italiani.
(93/100)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Villa Bianchi 2015 Umani Ronchi
Mi pare che la tecnica di cantina prevalga. Polposetto e a tratti però anche un po’ verde. Semplice.
(78/100)
Lugana Mandolara 2015 Le Morette
Giovanissimo, credo prometta bene. Per ora è frutto bianco croccante. Tensione acida, leggero sale.
(86/100)
Alto Adige Pinot Bianco 2015 Cantina Terlan
Tropicaleggia nel frutto, che pure è succoso. La giovinezza lo rende caratteriale. Sapidità in rilievo.
(84/100)
Kremstal Grüner Veltliner Point 2015 Mayr
Magari non è un Veltliner da urlo, ma è comunque ben fatto, anche se tende un po’ a omologarsi.
(84/100)
Chablis 2014 Daniel Dampt & Fils
Certo, il naso è burroso e la bocca è sul frutto giallo, ma a poco a poco sembra appiattirsi.
(78/100)
Fiano di Avellino 906 2012 Ciro Picariello
Ma tu questi odori da distributore come li definisci se non minerali? Vuole paziente attesa.
(88/100)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Casal di Serra Vecchie Vigne 2010 Umani Ronchi
Anche qui occorre attesa, aspettando che il calice si apra. Poi ecco i fiori e la rotondità e il calore.
(88/100)
Lugana Benedictus 2010 Le Morette
Ancora un bianco di lenta apertura. Poi, la grassezza del frutto e la florealità. Giovanissimo.
(88/100)
Alto Adige Terlano Pinot Bianco Vorberg Riserva 2010 Cantina Terlan
Faccio sempre fatica con questo vino, che riconosco possente, ma che ha in questo, per me, un limite.
(85/100)
Kamptal Grüner Veltliner Lamm Reserve 2010 Hirsh
Ha frutto giallo e venature affumicate (e dunque minerali). Un bell’esempio di bianco mitteleuropeo.
(90/100)
Chablis Premier Cru Fourchaume 2013 Daniel Dampt & Fils
Già, questo è Chablis, nel senso che ha indole burrosa e minerale. Ecco, l’ho detto di nuovo.
(85/100)

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